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L’Uragano e la Farfalla <strong>L’Uragano e la Farfalla</strong>

“Battere le ali contro la tempesta avendo fede che dietro questo tumulto splenda il sole.”

  • Virginia Woolf

Ciao,
Nella data di oggi ricorre l’anniversario di un evento che in qualche modo ci porta qui, intorno a questa edizione, in un dialogo diacronico.

Ogni ricorrenza trova la propria genesi in un evento che altera il tessuto del reale cambiando il senso della storia. 

Se ciò è vero, tutte le date segnanti necessitano del proprio spazio, inteso come relazione tra la memoria del passato e il presente che si dispiega nella vita delle persone che lo abitano.

In questi giorni, ricorre l’annualità del passaggio della tempesta Vaia, che dal 26 al 30 Ottobre 2018 ha segnato i territori dell’Arco Alpino.

La tempesta è stata un fenomeno estremamente raro poiché classificata come ciclone, normalmente endemico delle aree oceaniche; in questo caso quindi la tempesta Vaia era un ciclone extra-mediterraneo.

Il temporale si è sviluppato in due fasi fondamentali: la prima, sviluppatasi tra il 27 e il 28 ottobre, che è stata caratterizzata da forti precipitazioni su tutto l’arco alpino. 

La seconda fase è caratterizzata piuttosto da forti venti formatisi dopo una pausa di poche ore, tra la notte e la mattina di lunedì 29.
Le piogge hanno raggiunto punte massime di oltre 600 mm in alcune zone e i venti hanno soffiato ad una media di 180 km/h con picchi fino a 220 km/h. (Nimbus). 

L’oceanografo Sandro Carniel, esperto in cambiamenti climatici e ricercatore presso il CNR di Venezia, ha spiegato come si sia formata la depressione che ha portato alta tempesta VAIA. Il sorgere improvviso della tempesta è stato veicolato dalla temperatura particolarmente elevata delle acque del Mar Mediterraneo, ben due gradi sopra la media degli autunni passati. Più calda è la superficie marina, più profonda e violenta sarà la tempesta scaturita da quelle acque. In conclusione, i fenomeni temporaleschi e il passaggio di VAIA nel nord Italia ci hanno permesso di conoscere nuove sfumature dei cambiamenti climatici.

Dopo quattro anni da quando Vaia ha colpito le Dolomiti, la maggior parte delle foreste sono state ripulite dal legname.
Tuttavia, data l’eccezionale quantità di alberi schiantati, rimane ancora molto legno da raccogliere.

Sappiamo quanto questo fenomeno di portata senza precedenti in Italia abbia segnato una frattura nella storia del paesaggio e dell’ecosistema alpino
Un totale di 8,7 milioni di metri cubi di legname sono stati schiantati al suolo, su una superficie di oltre 41.000 ettari: una quantità pari a quella di 10 anni di legname tagliato nella regione, che ha causato danni per un importo economico totale di quasi 4 miliardi di euro.

Vaia è stata solo una delle evidenti manifestazioni del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici, che continueranno ad aumentare con tendenza crescente in futuro (la società di Consulenza e di Geodesign Gis Action ha implementato un sistema di mappatura degli eventi estremi a cui tutti possono fornire il proprio contributo, segnalando il fenomeno meteorologico).

Di fronte a questo problema complesso è facile lasciarsi vincere dallo sconforto. Ma ci sono anche altre strade percorribili: una di queste è scegliere l’azione, uguale e contraria, come mezzo di cambiamento su tutte le scale di intervento, dal piano individuale a quello istituzionale. 

Nel nostro articolo sui disastri naturali si diceva come “questi eventi, a loro modo, raccontano i cambiamenti climatici in corso”.

La crisi del clima è un segnale d’allarme di una relazione abusiva tra essere umano e risorse ambientali, che è sanabile passando da una prospettiva di sfruttamento a una di sinergia e ridistribuzione delle risorse.

VAIA sorge da questa ricerca di una soluzione e si presenta al mondo il 28 Ottobre 2019, un anno dopo il passaggio dell’omonima tempesta, come data simbolica della rinascita della foresta. 

Da allora, VAIA fonda un movimento di ricostruzione delle foreste, dei boschi alle pendici delle Dolomiti, eterno patrimonio dell’umanità.
Alla base di questo movimento c’è l’azione di tutti coloro che scelgono di prendervi parte, la community di persone che ha capito l’importanza del proprio ruolo nel quadro globale e che non ha paura di agire in funzione di questo valore.

Per far fronte alla crisi climatica il modello VAIA fonda un nuovo modello di impresa basato sul concetto di economia circolare, in cui tra gli obiettivi aziendali rientra la restituzione delle risorse al territorio.

Attualmente, per fronteggiare il riscaldamento globale, il metodo più semplice ed efficace è compensare la CO2 e per farlo, il modo più pratico è piantare alberi.
Anche per questo, per ogni oggetto firmato VAIA venduto, viene piantato un albero. 

In questo modello abbiamo messo le radici: siamo partiti da un obiettivo di 5 mila alberi. Ora il nostro obiettivo ha raggiunto 100 mila unità.

Tutti gli obiettivi di ricostruzione che VAIA ha scelto di perseguire sono sempre stati portati a termine e non abbiamo timore di affermare che questi traguardi sono stati raggiunti solo grazie al contributo, vicino o lontano, di tutta la nostra community (leggi di più sugli obiettivi di VAIA nel nostro articolo: Perchè piantiamo nuovi alberi?). 

E dunque, la ricorrenza che stiamo attraversando non ricorda solo il monito della tempesta che cambiò l’identità del paesaggio alpino, bensì sancisce l’inizio della rinascita del territorio. 

In questa giornata vogliamo trasmettere la nostra sincera riconoscenza a tutti coloro che hanno sostenuto la rinascita, supportato il progetto e diffuso le istanze che stanno alla base.

Grazie, da tutto il Team VAIA, per aver scelto di prendere parte a tutto questo.