Preziose sinergie in Val di Fiemme. Levissima e VAIA insieme per rigenerare un territorio
All’origine della vita e custode della sua sopravvivenza, l’acqua è sin dalla sua comparsa sulla Terra una risorsa limitata e per questo ancora più preziosa. Preponderante nella nostra composizione organica – costituisce infatti più di metà del nostro peso corporeo – l’acqua ci accompagna già prima di venire al mondo. Non a caso nel grembo materno cresciamo per nove mesi avvolti e protetti proprio dal liquido amniotico.
L’idrografia terrestre e di noi esseri umani restituisce una storia molto antica, che riguarda quasi tutte le forme viventi. Non esiste forse nessun elemento al di fuori dell’acqua così intrinsecamente legato all’origine della vita e della Terra. «Così, con un gesto devoto – scriveva Marguerite Yourcenar – bere l’acqua nel cavo delle mani o direttamente alla sorgente, fa sì che penetri in noi il sale più segreto della terra e la pioggia del cielo». Un gesto primordiale, quello descritto dall’autrice delle Memorie di Adriano, che ci unisce all’essenza vitale della Terra, quella che scorre nei suoi fiumi e si rigenera nell’eterno ritorno del ciclo dell’acqua.
L’acqua più antica sulla Terra
Un recente studio condotto dalla Curtin University ha svelato che l’acqua dolce, fondamentale per lo sviluppo della vita, è comparsa sulla Terra primordiale quattro miliardi di anni fa, dunque 500 milioni di anni prima di quanto era stato scoperto finora. A dimostrarlo, è stato lo studio di alcune delle rocce più antiche del pianeta: gli zirconi delle colline australiane Jack Hills. È affascinante pensare come l’acqua più antica del pianeta sia racchiusa in questi piccoli minerali della famiglia dei neosilicati.
Il team australiano ha inoltre potuto datare le origini del ciclo dell’acqua, quel processo continuo attraverso il quale l’acqua si muove tra terra, oceani e atmosfera mediante evaporazione e precipitazioni. Lo studio sembra avvalorare l’ipotesi della presenza di acqua dolce nelle profondità della Terra già quattro miliardi di anni fa: uno scenario che metterebbe in discussione la teoria esistente secondo cui la Terra, a quell’epoca, sarebbe stata completamente ricoperta dall’oceano.
L’acqua come ponte di pace
Oggi l’acqua sul nostro pianeta è una risorsa talmente limitata da determinare, e a volte incrinare, complessi equilibri geopolitici. La crisi idrica globale, diretta conseguenza della crisi climatica che si manifesta con l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, come siccità, alluvioni, uragani, è causata inoltre da una gestione insostenibile delle risorse idriche. Questo rappresenta una minaccia non solo per il Pianeta ma anche per la pace. Infatti, la gestione e il controllo delle risorse idriche portano sempre di più all’aggravarsi di tensioni e conflitti nelle aree più vulnerabili del mondo con impatti violenti sul futuro delle popolazioni, costrette a fuggire, talvolta verso insediamenti più esposti a gravi rischi climatici e dove è sempre più difficile fornire servizi idrici e igienico-sanitari.
Secondo il rapporto Groundswell della Banca Mondiale, si prevede che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli impatti climatici, tra cui lo stress idrico.
In base ai dati raccolti da Legambiente con il contributo di UNHCR, tra il 2000 e il 2023, sono stati ben 1.385 i conflitti che hanno visto la risorsa idrica come fattore scatenante o come arma contro le popolazioni. Da queste considerazioni ne è scaturito il focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace”, tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate”, presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2024.
L’appello accorato è di ripensare all’acqua come un ponte verso la pace piuttosto che una fonte di conflitto. La gestione sostenibile delle risorse idriche del nostro Pianeta dovrebbe essere guidata sempre più da politiche efficaci di cooperazione internazionale, attente anche alle esigenze dei Paesi più vulnerabili. Secondo le Nazioni Unite, seppure 3 miliardi di persone nel mondo dipendono dall’acqua che attraversa i confini nazionali, appena 24 Paesi su 153 dichiarano di avere accordi di cooperazione per l’acqua condivisa. È un tema di politica internazionale a cui si dovrebbe riservare la più alta attenzione possibile, per garantire a tutti un accesso equo a questa risorsa indispensabile alla vita.
Gestire le risorse idriche in modo più equo e sostenibile
L’acqua come ponte di pace tra i popoli è il riflesso della sua stessa natura: non conosce ostacoli, si adatta, scorre, modifica con il tempo i profili delle rocce, ne ammorbidisce le punte più aspre. È in costante movimento, come la vita. Esattamente al pari di ogni altra risorsa preziosa, richiede cura, protezione. Anche perché, la capacità di rigenerazione del nostro Pianeta e delle sue risorse si compie su una scala temporale vastissima, comparabile a quella delle ere geologiche: un lasso di tempo infinitamente più lungo della vita umana. Ecco perché proteggere gli ecosistemi che oggi ci permettono di vivere su questo pianeta è d’importanza prioritaria.
Far rinascere un ecosistema
Il nostro impegno a tutelare e integrare le foreste delle Dolomiti è da sempre al centro di ogni nostra scelta e azione. Ma proprio come accade negli ecosistemi, l’apporto sinergico di tutti è indispensabile a garantire l’equilibrio e l’efficienza del sistema stesso. Per questo abbiamo deciso di continuare a proteggere e rigenerare le foreste sulle nostre montagne, non da soli, ma con l’aiuto di partner preziosi, come Levissima, che ha dato vita a Rigeneriamo Insieme, una community con cui provare a fare la differenza, attraverso esperienze in natura, scelte d’acquisto sostenibili e sostegno a progetti di tutela degli ecosistemi. Grazie alla partnership con VAIA, Levissima contribuisce alla riforestazione dei boschi colpiti dalla tempesta.
Con Levissima abbiamo individuato un’area di 20.000 metri quadrati nel distretto forestale della Magnifica Comunità della Val di Fiemme. Situato nel Trentino orientale, questo territorio costituisce il bacino idrografico del torrente Avisio, affluente di sinistra del fiume Adige, e di importanza vitale per l’approvvigionamento idrico delle comunità locali e in particolare del comune di Castello – Molina di Fiemme.
Per rigenerare questo territorio, prevenire l’erosione idrogeologica e tutelare la biodiversità, è stato stimato occorrano 6.000 nuovi alberi. Tra le specie arboree individuate per riforestare, è stato scelto l’abete rosso, una delle piante più longeve al mondo, spesso piantato a scopo protettivo nelle aree boschive, per ripristinare habitat naturali distrutti, tenere solidi i versanti e prevenire il rischio di valanghe. Il suo legno, inoltre, viene scelto dai liutai per realizzare strumenti musicali a corda proprio per le sue notevoli proprietà di risonanza.
Il larice, invece, è stato scelto perché considerato un albero resistente e pioniere. È in grado di ricolonizzare facilmente i terreni smossi a seguito di eventi perturbativi particolarmente intensi, come è stata la tempesta Vaia sulle Dolomiti; e grazie alle sue profonde radici, garantisce stabilità al terreno, riducendo il rischio di frane e smottamenti. Per garantire la salute e la biodiversità dell’ecosistema forestale, verranno piantati, inoltre, faggi e diversi esemplari di sorbo dell’uccellatore, che offre riparo e nutrimento a insetti, selvaggina e a più di sessanta specie diverse di volatili.
Potremo tutti contribuire a questo importante progetto di rigenerazione territoriale. Per ogni VAIA Cube realizzato in limited edition con l’artista Fabio Orioli, sarà possibile infatti piantare un albero nella Foresta Levissima in Val di Fiemme e scoprire quanto questo piccolo gesto possa prendersi cura degli ecosistemi montani e quindi di noi stessi.