Di fronte ad un disastro ambientale sorge spontanea la volontà di cercare di arginare la situazione, far fronte ai problemi immediati e salvare il salvabile, attuando misure che restituiscano l’equilibrio economico e sociale che è stato interrotto. Nell’ultimo secolo tuttavia, le calamità sono notevolmente aumentate, concentrandosi particolarmente negli ultimi anni e costituendo situazioni sempre più pericolose e di difficile risoluzione.
In questo quadro c’è da chiedersi perché questi eventi siano sempre più ricorrenti e sempre più impetuosi. La risposta va ricercata nei cambiamenti climatici e sugli effetti che essi hanno sull’atmosfera del nostro pianeta.
Cambiamento climatico: definizioni
Innanzitutto bisogna definire a cosa dobbiamo pensare oggi con cambiamento climatico e perchè ormai diamo per scontato che l’uomo ne sia, in larga misura, responsabile.
Con cambiamento climatico si indicano variazioni sul clima della Terra a livello globale di uno o più parametri climatici, quali temperatura, temperatura degli oceani, precipitazioni e sviluppo o regresso degli ecosistemi presenti. Per misurare un dato simile è fondamentale considerare i vari fattori capaci di influenzare l’andamento del clima, che possono essere di diversa natura: possono essere legati alla variazione dell’orbita terrestre e alla conseguente differenza di radiazioni solari ricevute dal pianeta; possono essere legati alla frazione di radiazioni solari riflesse in varie zone della terra – principalmente specchi d’acqua, ghiacciai, o zone nevose – chiamata albedo; in ultimo le mutazioni climatiche sono correlate alla produzione dei cosiddetti gas serra, responsabili dell’omonimo effetto serra.
Come è ben noto l’effetto serra è fondamentale per la vita sulla terra, poiché trattiene la temperatura delle radiazioni solari all’interno della nostra atmosfera, riscaldando il pianeta.
Senza i gas serra, la temperatura media sarebbe di meno 14 gradi centigradi, rendendo di fatto inospitale la vita sul pianeta. Inoltre l’effetto serra, se non compromesso da fattori artificiali, aiuta a garantire una certa stabilità del sistema climatico.
Tuttavia da circa due secoli, la incessante attività industriale dell’uomo ha contribuito a creare una concentrazione anomala dei gas serra; in particolare CO2 e metano, senza considerare i particolati rilasciati in atmosfera. Questa anomalia ha cominciato a dimostrare i primi effetti eclatanti soprattutto nell’ultimo secolo, in particolare negli scorsi 60 anni.
Dal dopoguerra ad oggi infatti, sono stati prodotti emissioni nell’atmosfera per oltre 40 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2 all’anno. Soprattutto nei paesi “cosiddetti occidentali”, che hanno intrapreso uno stile di vita tale da intaccare un equilibrio durato oltre 800 mila anni. Si è passati da una concentrazione di anidride carbonica in atmosfera di 228 ppm agli oltre 420 ppm di CO2 nel 2018.
Le principali fonti di questi gas serra sono i combustibili fossili, usati per i trasporti e per la produzione di energia. I sistemi naturali atti a bilanciare i gas serra sono gli oceani e la vegetazione.
Tuttavia una tale concentrazione di gas serra nell’atmosfera, per di più con tendenza crescente, finisce per saturare i meccanismi sanificatori di questi ecosistemi e per compromettere la biosfera ad essi correlata. Tra gli agenti che contribuiscono ai gas serra inoltre c’è anche il vapore acqueo, che una volta sospeso in aria rilascia ulteriore calore. Meccanismo in cui si crea una sorta di circolo vizioso per cui viene trattenuto sempre più calore nell’atmosfera.
Differenza tra clima ed eventi atmosferici
Lo sbilanciamento di un meccanismo delicato come quello dell’effetto serra ha portato quindi ad avere temperature più alte. Ovviamente questo ha avuto e avrà delle ripercussioni sul clima e sugli eventi atmosferici che da esso derivano. Per capire la portata del problema bisogna distinguere clima e tempo atmosferico.
Nonostante vengano utilizzati come sinonimi nel linguaggio comune, tempo e clima sono due concetti molto diversi e confonderli comporterebbe ulteriori problemi e deroghe nella ricerca di una soluzione.
Il clima è il calcolo statistico delle condizioni medie atmosferiche a varie scale spaziali (locale, regionale, nazionale, continentale, emisferico o globale) e viene rilevato per un periodo di almeno 20-30 anni (durata minima di una serie storico-temporale stabilita dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale).
Si tratta di una statistica e come tale richiede la raccolta di dati da vari contesti ambientalii (oceani, terre emerse, biosfera, atmosfera), vari spazi (come le fasce climatiche o gli emisferi) e un lungo periodo di tempo per creare un dato sufficientemente valido (sintesi statica dei parametri atmosferici Glossario Dinamico ISPRA-CATAP).
Il tempo atmosferico, o tempo meteorologico, è un evento atmosferico in un dato momento e in un dato luogo, caratterizzato da un complesso di condizioni e di fenomeni quali umidità, pressione atmosferica, precipitazioni, temperatura, nuvolosità, visibilità e vento.
Il meteo quindi spesso non offre una visione netta e soprattutto uniforme del quadro climatico. affermare che siccome in inverno nevica e che si stia vivendo l’anno più freddo di sempre – o altro aneddoti sugli eventi climatici – non costituisce una prova scientifica rispetto ai cambiamenti climatici. Infatti, soffermarsi su eventi localizzati come prova tangibile del fatto che il surriscaldamento globale non sia realmente in atto, può diventare fuorviante, soprattutto nell’ottica di un dialogo equilibrato volto a capire quali potrebbero essere le possibili soluzioni da mettere in gioco.
Quali sono le conseguenze del cambiamento climatico
Tenendo conto dei presupposti citati poco prima, tutti i cambiamenti climatici presuppongono mutamenti scalari a livello globale. Ciò significa che quello che potrebbe sembrare un piccolo sbalzo termico nella media globale, porta a conseguenze molto gravi ed amplificate come uragani, super uragani, tifoni e in generale tempeste molto violente. Ma anche siccità, depauperamento delle risorse idriche, incendi, carestie e acidificazione delle acque oceaniche, con relativi danni agli ecosistemi terrestri.
L’United Nation Office for Disaster Risk reduction stima che il numero di disastri ambientali legati ad eventi meteo-climatici è aumentato rispetto al ventennio 1978-1997, in media da 165 a 329 eventi ogni anno. Complessivamente 2 miliardi di persone hanno subito i danni da alluvione tra il 1998 e il 2017.
Le principali conseguenze dei cambiamenti climaticisaranno:
- scioglimento dei ghiacciai
- innalzamento dei mari
- alluvioni e inondazioni
- aumento dei fenomeni climatici estremi
- danni agli insediamenti urbani e alle infrastrutture
- depauperamento delle risorse idriche
- carenza di risorse idriche potabili
- aumento di incendi
- rischio di estinzioni di massa per la biosfera
- urgenze alimentari
- siccità e carestie
- aumento dei fenomeni migratori
Quali sono le conseguenze del cambiamento climatico
A un passo dal burrone, prima di farsi prendere dal panico o saltare a conclusioni semplicistiche, è utile sapere che bisogna dar fiducia alla scienza e muoversi in direzione di stili di vita che siano più adatti alle necessità del nostro tempo, seguendo uno spirito cooperativo.
“Il cambiamento climatico è la sfida chiave del nostro tempo. La nostra generazione è la prima a sperimentare il rapido aumento delle temperature in tutto il mondo e probabilmente l’ultima che effettivamente possa combattere l’imminente crisi climatica globale”.
Così esordisce il discorso di apertura de la dichiarazione congiunta di 16 capi di Stato e di governi europei dello scorso Ottobre 2018.
Occorre ricordare che la specie umana non avrà problemi a sopravvivere: l’ingegno ci ha sempre aiutato a trovare soluzioni tecnologiche di adattamento. Chiediamoci però a quali condizioni siamo disposti a vivere nel quotidiano e a cosa siamo realmente disposti a rinunciare per perseguire una soluzione.
Ognuno di noi è un attore chiave al’interno di questa soluzione e sarà cruciale la partecipazione di tutti. Ci siamo tutti dentro e questo è il momento giusto per farlo.
Quando, se non ora?