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Photo Credits: Nicola Stedile 

Sono trascorse solo due settimane dalla terza edizione della Foresta degli Innovatori ed è stato davvero emozionante incontrarsi ancora una volta per parlare di progetti e di futuro. Ogni anno a Passo Coe (Folgaria, TN), mi sembra si rinnovi una magia. Si alimenta della bellezza che circonda Base Tuono e dei sorrisi di chi arriva da tutta Italia. Qui puoi averne un assaggio.

Video Credits: Giulia Lenzi e Nicola Stedile

C’eri anche tu? Raccontamelo! Non vedo l’ora di leggere cosa significa per te la Foresta degli Innovatori e qual è stata la tua esperienza. Se puoi dedicarci un po’ del tuo tempo, rispondi a questo breve questionario. Ci aiuterà a migliorare la prossima volta.

La terza edizione della Foresta degli Innovatori è stata un invito a sentirsi parte di un ecosistema, nessuno escluso. Un tema complesso che gli innovatori di quest’anno hanno declinato in base ai loro ambiti professionali, dal benessere all’educazione, dall’attivismo alle scelte alimentari. Invece, cosa significa per te essere ecosistema?

Photo Credits: Giulia Lenzi

PER ME ESSERE ECOSISTEMA È…

Quest’anno l’evento più atteso della community di VAIA si è aperto all’insegna del benessere con una rigenerante sessione di yoga e rilassamento, condotta da Silvia ScopellitiDopo una laurea e una carriera in finanza, Silvia ha cambiato totalmente vita. Ha viaggiato in Nepal, Indonesia e India, dove si è specializzata come insegnante di yoga e meditazione e ha approfondito diversi approcci olistici. Condivide consigli per una vita più consapevole con i suoi oltre 200.000 follower e si occupa di benessere anche attraverso corsi, talk e conferenze. Ha anche scritto un libro sul suo personale metodo per gestire lo stress!

In contemporanea ai talk, i più piccoli hanno allenato la loro creatività grazie ai laboratori condotti dal MUSE, da Uxforkids e da Jacopo Tartari. 

Photo Credits: Giulia Lenzi

Sempre sul benessere si è concentrato l’intervento di Virginia Gambardella. Imprenditrice e content creator, Virginia ha deciso di dedicarsi a una missione: ispirare cambiamenti positivi nella vita degli altri, promuovendo una profonda conoscenza e determinazione di sé. Subito dopo è stata la volta di Daniele Coluzzi, professore di lettere in un liceo, scrittore e divulgatore culturale. Classe 1989, attraverso i suoi canali social riesce a fare amare persino le lingue antiche e la mitologia. Alla Foresta degli Innovatori ha parlato di inclusione a partire dalla sua esperienza tra i banchi di scuola e la toccante storia di una sua alunna. Dal 2022 ha pubblicato con Rizzoli due romanzi (Io sono Persefone, Odio e amo) e un saggio sulle lingue antiche (Così si arriva alle stelle).

Dai classici antichi alle scienze dure. Sembra un salto nel vuoto, ma a farci planare nel mondo delle STEM (acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics), sono state le incoraggianti parole Chiara Demarchi, laureata in Scienze Biologiche, divulgatrice scientifica, scientific content creator, fotografa e fondatrice di Invisible Body Disabilites, progetto che dà voce a chi convive con disabilità invisibili. Chiara dedica le sue giornate a prendersi cura dei suoi tre bambini e a divulgare con grande passione la scienza astronomica presso l’Osservatorio Astronomico G. Beltrame di Arcugnano. Quando può, porta la scienza nelle scuole primarie e secondarie attraverso laboratori e come ambassador di Generazione STEM, community di divulgazione scientifica che incoraggia bambine e ragazze che vogliono intraprendere un percorso accademico e lavorativo nelle STEM.

Tra gli ospiti, anche Whylton Ngouedi Marocko, rappresentante di Liberi Nantes. Whylton è laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso le Università di Napoli Federico II e Roma, e ha conseguito un dottorato di ricerca in Diritto pubblico comparato e internazionale presso La Sapienza. Ha lavorato per UNICEF Italia ed è appassionato di questioni umanitarie. Attualmente collabora con Liberi Nantes, 
un’associazione che ha la propria sede presso il Campo Sportivo XXV Aprile nel quartiere di Pietralata a Roma, luogo in cui si ritrova la propria comunità di riferimento. È un luogo di accoglienza e dialogo interculturale in particolare per persone con un background migratorio.

Photo Credits: Giulia Lenzi

Prima del pranzo preparato con cura da Slow Food, ha preso la parola Aurora Cortopassi, cuoca vegetariana, digital storyteller e volto storico di GialloZafferano. La sua è una cucina autentica, attenta a ridurre gli sprechi, genuina e colorata. Sa esaltare ingredienti e miscelare sapori per piatti originali e deliziosi, che nascono dal rispetto per la materia prima e dalla qualità dei prodotti scelti. Ha parlato di sostenibilità e scelte alimentari consapevoli. 

Uno dei momenti più attesi della giornata è stata la messa a dimora di nuovi alberi nella Foresta degli Innovatori. Per garantire la biodiversità di questa giovane foresta, sono state piantate specie diverse: abete rosso, larice, abete bianco, e alcune latifoglie come il sorbo dell’uccellatore, la betulla, l’acero montano e il faggio. Gli alberelli erano tutti in vasetto e non a radice nuda, per garantire una migliore resistenza grazie al panetto di terriccio umido a protezione dell’apparato radicale della pianta. 

Photo Credits: Giulia Lenzi

Ad accompagnarci verso la fine della giornata (dopo aver piantato ben 1000 nuovi alberi!), le note e la poesia di Gio Evan e dei suoi musicisti. È stato un momento magico che vorrei rievocare grazie a questa sua breve intervista. Prima di salutarci, ti lascio alle sue parole. 

B: In pochi minuti la tempesta Vaia ha abbattuto ettari di alberi. Il rumore dello schianto è rimasto nei ricordi degli abitanti con la stessa violenza di un trauma. Quei boschi, maestosi e sopravvissuti per generazioni, improvvisamente non c’erano più. Quanto ci si sente fragili di fronte a un evento improvviso? Cosa significa per te essere fragili?

G: C’è un termine che troviamo nei testi antichi buddisti che viene ripetuto più volte: “Tathagata” ovvero, “così viene così va”. Credo sia questo il principio della fragilità, così veniamo, così andiamo. La consapevolezza che la tempesta della vita non è dietro l’angolo bensì già in atto. La grande differenza tra la fragilità e la debolezza è che la debolezza prova a salvarsi la vita, la fragilità prova a salvarsi la morte. La fragilità è che se gli alberi avessero saputo prima quello che sarebbe capitato alla loro vita, avrebbero comunque continuato a esercitare i loro impegni, a dare frutto e legno maturo.

B: La Foresta degli Innovatori è la capacità di ricostruire, di cambiare, di innovare. È un momento di celebrazione. Quest’anno abbiamo scelto la metafora dell’ecosistema per raccontarla. Cosa significa per te essere parte di un ecosistema? Quando pensi alla parola innovazione, cosa ti viene in mente?

G: Essere parte di un ecosistema significa riconoscere che non siamo separati dal resto del mondo ma siamo fili intrecciati nella grande tela della vita. Lo sciamanesimo lo ripete da millenni, siamo tutti dentro una ragnatela vibrazionale e ognuno fa parte della vita accanto. Bisogna iniziare a comprendere che ogni nostro respiro è il respiro della foresta, ogni nostro passo è un segno sulla terra, e ogni nostra azione crea onde nel grande mare dell’esistenza. Significa sentirsi parte di una danza continua, dove ogni creatura, ogni pianta, ogni pietra e ogni ruscello ha un ruolo, un compito sacro e interconnesso. Io sono a favore dell’innovazione spirituale, bisogna navigare nelle nostre reti interiore, restare connessi con l’alto.

B: La Foresta degli Innovatori riscrive la narrazione della tempesta Vaia. Mette al centro i territori e chi li abita. Apre a nuove opportunità, a un cambiamento radicale. Come ti relazioni ai cambiamenti? E come l’arte ti aiuta in questo?

G: Mi relaziono ai cambiamenti comportandomi da fiume, un fiume non puoi fermarlo, puoi però imparare a navigare le sue correnti. Attuo il famosissimo ascolto profondo, alleno il mio spirito di adattamento, faccio silenzio e inizio a lasciare andare ciò che deve essere lasciato andare e ad accogliere ciò che è nuovo. L’arte è il linguaggio che mi permette di dialogare con l’ignoto, di trasformare le emozioni grezze in qualcosa di tangibile e significativo. Che sia scrivere, dipingere, cantare o danzare, è un rituale che mi aiuta a dare forma all’invisibile che ho davanti.

Grazie per aver letto fin qui. 
Ti aspetto per il prossimo Brunch con VAIA. 
A presto, stai bene. 
Benedetta