Luogo da cui la vita ha avuto origine, sede delle più antiche leggende in cui l’immaginazione umana trova degno spazio per la sua inventiva, tanto grande da permettere di spaziare in tutte le dimensioni fino ad arrivare all’orizzonte e confondersi con il cielo. Stiamo parlando del più grande ecosistema del pianeta: l’oceano.
L’oceano ricopre più del 70% della superficie terrestre ed è definibile come “le più vaste distese di acqua salata presenti sulla superficie terrestre”. L’oceano si distingue dal mare in termini di dimensioni; questi ultimi infatti sono porzioni marginali delle acque oceaniche e differiscono anche nella morfologia dei fondali.
L’oceano è unico, ma per convenzione (stabilita nel 1953 dell’Ufficio idrografico internazionale) si dividono in 4 bacini fondamentali. In ordine di grandezza:
Oceano Pacifico
Oceano Atlantico
Oceano Indiano
Oceano Artico (in Italiano è definito Mar Glaciale Artico)
Questa immensa distesa d’acqua detiene un ruolo importantissimo per la salute del pianeta, perché insieme alle foreste, gli oceani sono in grado di smaltire l’anidride carbonica presente nell’atmosfera, contribuendo all’equilibrio costante di questi gas che permettono la vita agli organismi aerobi. Circa un quarto dell’anidride carbonica presente e il circa 90% del calore prodotto da questi gas serra viene assorbito dagli oceani.
Il naturale processo del riciclo dei flussi di anidride carbonica dall’atmosfera agli oceani e dagli oceani all’atmosfera, viene chiamato “ciclo del carbonio”.
Il ciclo della CO2 tra l’atmosfera e l’oceano.
Acidificazione degli oceani
Viene definita acidificazione oceanica il fenomeno di abbassamento del pH oceanico per l’assunzione di elevate concentrazioni di CO2, principalmente di origine antropiche, da parte delle acque superficiali di mari e oceani.
L’anidride carbonica raccolta dagli oceani si trasforma in acido carbonico (H2CO3 ).
L’incremento dell’anidride carbonica atmosferica determina anche un aumento dell’acido carbonico disciolto in acqua oceanica: la densità acida dell’acqua di un’acqua si “riversa” su tutti gli abitanti di mari e oceani.
Uno studio pubblicato su Science Advanced evidenza come negli ultimi 50 anni i livelli di ossigeno in acque aperte e costiere di tutto il mondo siano scesi in media fino al 2% con picchi di oltre il 40%, come spiega l’oceanografo dell’Università di Kiev Andreas Oschiles..
Inoltre lo stesso studio riporta come anche le temperature globali concorrono a una scarsa ossigenazione del mare, poiché acque più calde riducono la solubilità dell’ossigeno dell’acqua.
Sono dati piuttosto allarmanti in quanto queste concentrazioni si ripercuotono prima di tutto sugli organismi alla base della catena alimentare di molti animali e sugli habitat di moltissime specie.
Le conseguenze su ecosistemi e habitat del pianeta
L’ecosistema oceanico e marino sono messi in pericolo dalla situazione attuale.
Circa il 45% di CO2 è rimasto in atmosfera mentre il restante è stato assorbito dagli oceani. Le conseguenze di un’elevata acidificazione dell’acqua oceanica porta a gravi danni agli ecosistemi di tutti gli oceani, anche a quelli più lontani dalle zone equatoriali, gli stessi che qualche decennio fa si consideravano immuni a questo tipo di rischio.
Diversi studi hanno dimostrato che elevate concentrazioni di CO2 dissolte nell’acqua marina inibiscono la capacità delle barriere coralline di rigenerare il loro scheletro, oltre che provocarne la morte sul lungo periodo.
Il plancton è un altro organismo che soffre sensibilmente uno squilibrio così grave nel proprio habitat.
Una spedizione di scienziati, partiti su una goletta chiamata Tara, dal 2009 al 2013 ha raccolto dati preziosi riguardo a questi microorganismi: sono circa 35mila che variano da 0,02 micrometri (millesimi di millimetro) a circa 2 millimetri.
Questi microrganismi costituiscono la base alimentare delle specie marine, su cui si poggia l’equilibrio di questi ecosistemi. La loro diminuzione è dovuta proprio all’aumento della temperatura, con conseguente assorbimento di anidride carbonica in eccesso.
Come spiega l’esperta Karen Wishner dell’Università del Rhode Island, tutti gli esseri viventi devono respirare. Se questo prezioso composto cala le specie si spostano alla ricerca di una zona più consona alla sopravvivenza, ma questo porta a gravi danni sia per la specie migrante che per quelle autoctone dell’area in cui migrano le prime.
Gli zooplancton infatti sono “molto sensibili e si spostano in acque più profonde e fredde alla ricerca di ossigeno”; ma a profondità più basse la riproduzione risulta più ostica come anche la ricerca di cibo. Senza contare che la scomparsa di plancton si traduce in un grave problema per pesci grandi, calamari e molluschi e grandi cetacei.
Se gli oceani hanno poco ossigeno fatichiamo a respirare anche noi.
In generale gli oceani e i mari sono dei caleidoscopi di vita unici: in un litro di acqua si possono trovare circa 20 miliardi di batteri e 200 di virus.
Questo brulichio di forme viventi è fondamentale per il funzionamento degli equilibri climatici terrestri e ognuno di noi può fare qualcosa per rallentare un processo altrimenti inesorabile di distruzione di un’antica armonia.
Nonostante diamo loro un nome geografico, li dividiamo in sezioni e paesi, di fatto gli oceani sono un unico organismo. Di oceano, in realtà, ne abbiamo solo uno e ci unisce tutti senza barriere: per questo dobbiamo proteggerlo tutti.